L'alfabetizzazione serve o no, dal punto di vista economico? Un dibattito sintetico ma interessante è stato ospitato nel 1996 nel primo Working Paper di una serie pubblicata dal Centre for Literacy del Quebec.
Di sicuro, un punto di forza è dato dal fatto che, semplicemente, come ricorda qui Stan Jones, di solito le società più alfabetizzate sono anche le più ricche, e gli individui che hanno titoli di studio più alti sono in media i più ricchi. Correlation is not causation, ma risulta molto difficile anche solo immaginare una società sviluppata che non abbia molti professionisti, indigeni o importati, attivi in settori che richiedono molto studio sui libri (dall'ingegneria alla medicina... fino alla ricerca universitaria?). Tutt'al più, il problema può consistere nell'individuare i livelli ottimali di sviluppo. Fermo restando che a parità di condizioni è senz'altro meglio avere un bel po' di studi alle spalle che non averli, ci deve essere senz'altro un punto in cui lo studio non produce più un adeguato ritorno dell'investimento, né per l'individuo né per la società. Ma se in teoria la cosa è facile, nella pratica oggi stiamo mirando troppo in alto o troppo in basso?
Come si traduce broligarchy?
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Un neologismo usato in associazione alla futura presidenza Trump che
risulta poco trasparente senza alcune informazioni aggiuntive.
4 giorni fa
1 commento:
Mah, un giorno ho chiesto ad un neo laureato in ingegneria di calcolarmi il perimetro di un rettangolo: ha detto che non sapeva come si fa...
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