martedì 4 maggio 2010

Carruthers, The book of memory


Lo scopo di questo libro è ambizioso: mostrare che la cultura medievale in molti aspetti è stata influenzata dalle tecniche di memorizzazione.

Ci riesce? In buona parte sì. Inoltre, ho letto la prima edizione del libro (1990), non quella uscita aggiornata nel 2008, e sospetto che negli anni trascorsi l'argomentazione si sia fatta più raffinata o, perlomeno, più completa.

In sostanza, quella descritta è una situazione in cui si dava per scontato che i libri, così come le altre forme di sapere, venissero fatti propri dai lettori. Memorizzati parola per parola, o almeno assimilati profondamente nei contenuti. I libri quindi non venivano usati come contenitori passivi di dati, ma, spesso, come strumenti per facilitare la memorizzazione. Al servizio di questo obiettivo, nella svolta di fine Cento di cui parla anche Ivan Illich, venivano messi anche numerosi tratti materiali: impaginazione, immagini di supporto, note a margine e così via. Tratti che poi (anche se nel libro non se ne parla) hanno finito per consentire un tipo di lettura diversa - la nostra, moderna, basata non più solo sull'assimilazione, ma anche su skimming e scanning.

Dei dettagli spero di parlare più avanti. Resta il fatto che il libro è un lavoro molto interessante - e ancora più interessante per chi, come me, spesso si sente andar via la memoria un po' troppo in fretta...

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