Vedo per caso che
l'articolo del New York Times di cui scrivevo ieri è stato ripreso il 29 aprile anche dal
Corriere della sera in un articolo del corrispondente da New York, Alessandra Farkas (p. 55 dell'edizione su carta).
Le modalità della ripresa, peraltro, sono quelle tipiche del giornalismo italiano di seconda mano. Il grosso del pezzo è costituito dalla traduzione e parafrasi dell'articolo originale. L'autrice aggiunge però osservazioni e considerazioni proprie, che sono - di nuovo, secondo regola - spesso sbagliate. Il principale motivo d'errore è semplice: in Italia si parla di
corsivo sia per la scrittura a mano sia per un determinato tipo di carattere tipografico. Sono oggetti diversi, e naturalmente i dizionari li distinguono con attenzione. Nel dizionario di De Mauro, per esempio, i primi due significati della parola
corsivo sono:
1. grafia usata comunemente quando si scrive a mano (corrispondente, aggiungo io, all'inglese cursive)
2. (Termine specialistico della tipografia) carattere inclinato verso destra, comunemente usato per dare risalto ad una parte di testo (corrispondente, aggiungo io, all'inglese italic)Dopodiché, Alessandra Farkas scrive del "tramonto del corsivo, chiamato 'Italic' dagli anglosassoni poiché fu introdotto per la prima volta in Italia nel 1501 [in realtà, 1500] dal principe degli stampatori, Aldo Manuzio". Naturalmente no: l'articolo del
Times si riferisce al tramonto del
cursive, non a quello dell'
italic (parola che non compare mai nel pezzo originale).
Nel resto dell'articolo italiano si parla poi della scuola americana, che chiede "agli alunni, fin dalle elementari, di usare lo stampatello, anche quando scrivono a mano, anziché al computer". Vero, purché si precisi che in Italia lo stampatello ("carattere di scrittura manuale a lettere staccate che imita il carattere della stampa": sempre De Mauro) significa in pratica le lettere maiuscole, perché a scuola si insegnano, di regola, solo le maiuscole romane e la scrittura inglese tonda. Nelle scuole americane invece si parte di regola con l'insegnamento del cosiddetto
printing, o
block letters: alfabeti completi di maiuscole e minuscole che imitano i caratteri tipografici senza grazie (mentre il corsivo inizia solo in terza elementare e, come spiega l'articolo originale, oggi spesso termina lì). Il
printing a mano degli americani è quindi, di regola, molto più sofisticato dello "stampatello" italiano.
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