Le tecnologie web continuano a trasformarsi, ma non sempre vanno ad altissima velocità. Me ne sono accorto schedando un libro non recentissimo di Luca Lorenzetti, Scrivere 2.0. Gli strumenti del Web 2.0 al servizio di chi scrive (Milano, Hoepli, 2010, pp. xi – 176, € 18,90, ISBN 978-88-203-4481-8).
Il libro presenta una rassegna di strumenti di scrittura basata su una condizione precisa: gli strumenti devono essere utilizzabili via web attraverso un browser, senza l’installazione di software desktop o simili... anche se poi nella pratica ci sono eccezioni. L’approfondimento è ridotto (e, in alcuni punti, sorprendentemente ridotto), al punto che il libro, tra schermate e liste puntate, si legge in poco più di un’ora. Sorprendentemente, però, buona parte delle indicazioni fornite sono ancora utili, nonostante dalla pubblicazione siano ormai passati quattro anni – che per questo genere di prodotto una volta erano un’eternità.
La scelta degli argomenti è interessante e segue un percorso logico per autori singoli: organizzare il lavoro (per esempio con Google Calendar), evitare distrazioni, prendere appunti (da Evernote a Tumblr), preparare e condividere documenti (Google Documenti e Dropbox). Seguono due capitoli dedicati ai wiki e alla scrittura collaborativa. Poi si passa agli ebook (strumenti per crearli e diffonderli) e alla promozione e visibilità.
L’ordinamento fa balzare agli occhi un fatto curioso. L’unico capitolo che non corrisponde a prodotti di ampio uso è infatti il terzo, dedicato ad “Aumentare la produttività ed evitare le distrazioni”. Né nel 2010 né oggi, a quel che vedo, l’utente medio fa uso di strumenti come DarkCopy oppure Writer (due siti che per l’interfaccia si richiamano, curiosamente, allo stesso modello: i monitor a fosfori verdi e caratteri a spaziatura fissa della mia, ehm, diciamo prima gioventù, alla fine degli anni Ottanta). Che cosa se ne può ricavare? Che, apparentemente, molta attenzione è rivolta alla scelta del singolo strumento di lavoro e poca al contesto in cui lo strumento si inserisce. Si deve usare il programma di scrittura? Bene, si usa quello e non ci si preoccupa di evitare distrazioni, chiudere la posta e così via. Discorso che sarebbe assai interessante approfondire con un esame reale del modo in cui le persone, oggi, a fine 2014, usano davvero gli strumenti informatici in orario di lavoro o di studio.