L'esame per il corso di cinese è andato bene - anche se, sospetto, con un margine non larghissimo! Comunque, in attesa di ritentare con Cinese 2, è arrivato il momento di riprendere in mano un po' di vecchi libri. Uno di questi è il Système de la bande dessinée di Thierry Groensteen.
Devo dire che, da buon linguista, ho un po' di diffidenza verso gli studi semiologici: spesso si trasformano in sequenze di osservazioni discutibili e poco documentate, o in tentativi di spaccare il capello in quattro perdendo rapidamente contatto con la realtà. Niente di tutto questo, per fortuna, si ritrova nel lavoro di Groensteen, che è incredibilmente intelligente e ragionevole.
Descrivere il modo in cui funziona il fumetto è senz'altro difficile. Groensteen fa il suo lavoro in modo splendido, andando a esaminare, per esempio, i diversi modi in cui possono essere usati gli spazi bianchi tra le vignette, o l'importanza delle sequenze di vignette nella lettura. Giusto per dare un'idea dei contenuti, al ruolo della vignetta (cadre) nel sistema del fumetto sono dedicate venticinque pagine che descrivono sei diverse funzioni: di clôture, séparatrice, rythmique, structurante, expressive e lecturale. La prima di queste, continuando nell'esempio, riguarda la chiusura del disegno e l'assegnazione a esso di una forma specifica - tratto che, per inciso, distingue radicalmente l'immagine del fumetto da quella del cinema (a forma fissa). E così via, con una buona alternanza di classificazioni teoriche ed esempi pratici.
L'aspetto più propriamente linguistico è trattato solo di sfuggita, ma va bene così: quella è area di competenza dei linguisti, appunto, più che dei semiologi... Però all'interazione tra testo e immagine Groensteen dedica alcune pagine ben fatte (150-167), in cui si discute del modo in cui le parole nel fumetto servono, per esempio, a influenzare il tempo di lettura, facendo indugiare il lettore su vignette che altrimenti sarebbero superate in un istante (funzione rythmique, p. 157). In un mezzo di comunicazione che intreccia immagini e parole scritte si creano infatti innumerevoli interazioni di livello che sono inconcepibili nella narrativa tradizionale.
Insomma, il libro non è solo interessante di per sé. Dal punto di vista operativo è anche un oggetto molto comodo per i linguisti: permette di dire "per le implicazioni generali di questo meccanismo, si veda quanto dice Groensteen a pagina...", per concentrarsi poi, seriamente, su problemi di lingua.
Auguri di “buon ponte” al gatto defunto
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Una notiziola dalla provincia italiana con lo zampino dell’inglese
3 giorni fa
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